di Costanza Latteri Lanza di Scalea I A e Aurora Magro I B , SSIG
Giulia Cecchettin è la 105esima vittima di femminicidio in Italia nel 2023. Un lungo elenco che cresce senza tregua.
Abbiamo imparato tutti a conoscere il volto sorridente e gioioso di Giulia, quasi fosse una parente o amica nostra. Nei giorni scorsi si è celebrato il funerale, davvero straziante. E a partire dal ritrovamento del corpo, su cui si è accanito l’ex fidanzato, tantissime sono state le iniziative per ricordarne la memoria: cortei, flash mob, fiaccolate, assemblee nelle università e nelle scuole, trasmissioni televisive. In particolare, è stato dedicato un minuto di rumore, anziché un minuto di silenzio, proprio il 25 novembre, nella giornata contro la violenza sulle donne. Migliaia di persone si sono riunite in tutte le piazze d’ Italia, anche uomini, per gridare "stop" alle violenze fisiche e ai soprusi psicologici.
In aggiunta alla legge sul "codice rosso" già in vigore, adesso si parla di potenziare, nelle scuole, l’educazione all’affettività, alle differenze di genere: avere rispetto per tutti e riuscire a gestire le proprie emozioni.
Anche noi, alunni della SSIG, siamo rimasti molto turbati dalla storia di Giulia. Ma perché tutto questo? Lei aveva solo 22 anni, era una brava ragazza che stava per laurearsi. Filippo, l’ex fidanzato, sembrava un ragazzo normale e invece si è trasformato in un mostro. Che spiegazione ci può essere? Mentalità, cultura patriarcale, amore inteso come possesso? E allora è tossico, non è per niente amore. Abbiamo riflettuto, nelle nostre classi, anche sul pericolo dei social, sui rischi della rete. I giovani sembrano diventare sempre più aggressivi.
Su questo tema, in sala teatro, c’è stata proposta una commovente rappresentazione, testi scritti dalla professoressa Eleonora Iannelli e musiche a cura del professore Raimondo Capizzi. I ragazzi che sono saliti sul palco indossavano una maglietta rossa, rossa come il sangue delle povere vittime. Circa 25 alunni delle seconde e terze medie sono stati molto bravi a descrivere il fenomeno, a lanciare l’allarme, a fare testimonianza, per non dimenticare tutte le vittime nel mondo.
Bellissime le parole di papa Francesco che ha detto: "Esercitare la violenza contro una donna o sfruttarla non è un semplice reato, è un crimine che distrugge l’armonia, la poesia e la bellezza che Dio ha voluto dare al mondo".
Alla domanda "che cosa pensi della discriminazione di genere?" alcuni compagni della prima media hanno risposto così:
"Le donne – ha detto Giorgia – sono impotenti: combattono, sì, ma non abbastanza per vincere questa battaglia perché sono sole. Alcune persone non hanno rispetto per le donne, perché ritengono che possano solo essere madri. Infatti, ai colloqui di lavoro, viene chiesto se vogliono dei figli, se hanno intenzione di creare una famiglia. Se la risposta è sì, queste donne vengono discriminate".
Giorgio ha commentato che "la violenza sulle donne è violenza a chi ci ha generato".
Secondo Paola, "si può capire il dolore che si prova quando la relazione finisce, ma bisognerebbe cercare di comprendere perché la relazione è terminata e farsene una ragione. La soluzione, ovviamente, non è far del male, o addirittura uccidere, la compagna".
Gabriele ha ricordato che "è una tematica antica e attuale per tutte le donne vittime di matrimoni forzati, violenze e femminicidi. Nonostante l’impegno di molte persone, le donne sono ancora indietro nel lavoro, nei ruoli istituzionali e anche religiosi".
Infine, non dimentichiamo che, in caso di pericolo, occorre sempre chiedere aiuto. Esiste anche un segnale convenzionale. Usiamolo, senza esitare.